Il piccolo Marshall Lead 12 è nato con l’intenzione di Jim Marshall di ricreare il suono delle sue leggendarie testate valvolari (belle ma costosissime e praticamente impossibili da gestire a casa) in un ampli economico e small size.

L’idea era quella di ricreare il circuito della leggendaria JCM 800 (praticamente con gli stessi ingressi, high e low, e controlli, a eccezione del presence) simulando le valvole con dei transistor di tipo mosfet.

Il risultato è stato eccellente, a mio avviso: il Marshall Lead 12, forse uno degli ampli più sottovalutati della storia. Vuoi per il prezzo, vuoi per i mosfet al posto delle valvole, vuoi per i coni (economici), non è mai stato apprezzato abbastanza.

Eppure con pochi euro (a dire il vero nemmeno troppo pochi, le quotazioni stanno salendo) potreste portarvi a casa un ampli davvero straordinario…

Il Marshall Lead 12 3005 stack

Il Marshall Lead 12 3005 è un piccolo amplificatore a mosfet da 12 W prodotto negli anni ’80. Di Lead 12 ce ne diversi modelli, ma principalmente si dividono in stack (3005) o combo (5005). Questa è la versione 3005, composta da una testata e due casse, entrambe con cono da 10 pollici Celestion G10D-25.

Gli ingressi sono quelli tipici Marshall più puri: due input, high e low e regolazioni per gain, volume, treble, mid e bass, con in più un’uscita cuffie sulla parte frontale e lineout dietro. Punto. Qui non ci sono riverberi, send e return, o tantomeno effetti digitali vari.

Di modelli ne hanno fatti diversi, sia combo che stack, e volete approfondire in quest’articolo su Accordo vengono descritti in modo esaustivo: https://www.accordo.it/article/viewPub/98190. Alla fine, comunque, il circuito di base dovrebbe essere lo stesso, cambiano le uscite e la presenza o meno del riverbero. Ah, ovviamente il fatto che sia un combo con un solo cono oppure come con due casse separate. In quest’articolo ci limitiamo a parlare del 3005. Sappiate che lo adoro! Punto! 😀

Suono

Il Marshall Lead 12 3005 è un ampli grezzo, diretto, senza fronzoli, anche nel suono. L’attacco è bello spinto e la dinamica davvero notevole. Il suono è da Marshall, più spinto sui medio alti che sui bassi. inutile dire che più si spinge col volume e più l’ampli migliora. Occhio però, non pensate che con soli 12 W si possa comunque portarlo al limite in casa! Proprio no, di volume ne ha da vendere!!!

Quando l’ho comprato il tipo che me l’ha venduto lo usava in un garage sotterraneo adibito a sala prove, in un quartiere nella prima periferia di Roma. Ed era sufficiente per poter essere suonato senza problemi. A volumi spinti il Marshall Lead 12 3005 è bello diretto e ruvido, un ampli che non vi perdona nulla quando sbagliate.

Distorto? Ovvio, è un Marshall, piccolo ma purosangue!

Se alzate il volume insieme al gain ottenete un ruggito da vero Marshall, con una compressione naturale che ricorda davvero le valvole. Il timbro, quando si spinge col gain è da crunch puro, anche bello spinto, seppur non arrivando a distorsioni da metal moderno (tuttavia al metal anni ’80 ci si arriva eccome).

Il distorto quindi ha una bella pasta, ma va detto che, seppur non sia un valvolare, lo ricorda bene anche in questo: il volume va alzato contestualmente al gain, altrimenti se volete un bel ruggito da gain a 8/10 a volumi da cameretta, potreste rimanerne delusi. non che non sia bello, capiamoci, ma tenete il gain a 8 e aprite per bene il volume e capirete cosa voglio dire. Wow!

La dinamica c’è tutta, insieme alla botta e a una naturale compressione. Abbassate il volume dalla chitarra e il piccolo Lead 12 reagisce da manuale, restituendovi un suono pulito leggermente frizzante davvero piacevole.

Il problema, se vogliamo trovargli un difetto, è che non ha un suono morbido e il riverbero non è presente, quindi il suono che ne esce è bello secco. Purtroppo, non avendo un send e return non è nemmeno possibile mettere un riverbero prima della sezione distorta. Quindi, se volete un riverbero va messo all’ingresso, perciò o evitate di farlo distorcere, o… beh, sapete bene che suono esce se nella catena dei segnali mettete un riverbero o un delay prima degli overdrive.

Clean? Spettacolare…

Ma parliamo del clean: sì, perchè nonostante credo chiunque metta le mani su un Marshall alzi il gain come prima cosa, ha anche un bellissimo pulito. Personalmente io lo uso pulito, sia perchè davanti in catena ci metto dei pedali che adoro, sia perchè non amo il suono secco che esce senza riverbero e preferisco inserire in catena un delay settato basso, per dare più ariosità al suono.

Il pulito ha uno sparkle notevole, capace di far twangare anche una Gibson (provato sia con una Les Paul che con una SG). Il suono del Marshall Lead 12 3005 clean, a livelli da camera (fidatevi: gain a 3 e volume a 1 sono sufficienti, di volume ne ha da vendere) con una SG Standard è roba da innamorarsene.

Poi lo si può sempre sporcare con un buon pedale, li accetta senza problemi. Slash? Hendrix? Gary Moore? Senza problemi. L’ho provato con una Strato, un overdrive leggero in catena e… wow, ecco Hendrix! Va be, il suono di base, poi la mano è un’altra cosa 🙄 😆

I coni da 10? Forse una limitazione… Attaccatelo a una 4×12 e fatemi sapere!

Non aspettatevi il calore e la morbidezza di un ampli che privilegia i bassi. Se volete un ampli caldo, sempre piccolo e leggero, da usare in camera (ma anche in sala!!) allora dovete prendervi il DV Mark Little Jazz. Il timbro del Marshall Lead 12 ha uno sparkle secco e diretto da vero purosangue inglese. A dir la verità all’inizio mi ha lasciato un po’ di stucco, ho pensato che i bassi fossero un miraggio, al punto che li ho messi a 10. Ma nulla. Strano.

Poi ho provato ad attaccarlo alla Marshall 1960a 4×12 e… eh! Ecco dov’erano finiti tutti bassi e le incertezze che mi erano venute. In una parola: spettacolare. In un concetto: tutti i problemi risolti. A parte il riverbero, chiaro. Con la 4×12 è una bomba, ha una profondità di suono che con i singoli coni da 10 semplicemente non riesce ad ottenere.

Per la cronaca, ho sostituito i coni originali con due Celestion G10 Vintage, più votati ai suoni clean che drive. Con una potenza di 60W a cono hanno una headroom notevole. Su molti post si dice che con i Greenback da 10 vada ancora meglio. non lo so, sarà da provare. In più, lo spazio per quelli da 12 pollici obiettivamente non manca, anche se poi il foro per far uscire il suono rimane da 10.

Comparazione con sua maestà JCM 800

Può un piccolo (ed economico) amplificatore a mosfet tenere testa (non nel volume, chiaro, ma nel suono) a loro maestà JCM 800 2203 e 2204? Non li ho mai provati in un confronto diretto A/B, ma c’è chi asserisce assolutamente di sì, addirittura sottolineando che il feeling è esattamente quello di un valvolare. L’autore di questo articolo su Accordo https://www.accordo.it/article/viewPub/98190 dice di si, possiede sia un 2204 sia un Lead 12 combo (5005). Lo stesso ha postato un video in cui compara il 2204 col 5005, prendendo il suono dal lineout, buttandolo nella scheda audio e modellandolo con lo stesso IR (Amplitube 4) per tutti e due gli ampli: una 4×12 Greenback più un leggerissimo riverbero.

Altri dubbi? Credo che ormai solo le pietre non conoscano Johan Segeborn, un vero appassionato di amplificatori, e dell’accoppiata Marshall/Gibson in particolare. Sul suo canale youtube ci sono innumerevoli prove e confronti con tutti i tipi di Marshall, e nemmeno a dirlo sembra che Segeborn abbia una certa predilezione per il Lead 12, in tutte le sue forme.

Ok, va anche detto che il video su youtube non restituisce la profondità del suono che si avrebbe davanti alle casse vere, e in più gli IR non sostituiscono una vera cassa! Parentesi: il trucco di usare una cassa simulata ha permesso anche di interporre tra il suono distorto e la cassa un riverbero, che altrimenti avrebbe dovuto essere posizionato prima della distorsione. Tornando a prima, la somiglianza è davvero notevole! Non ho una 2204 o una 2203, per cui non posso replicare l’esperimento 😀 Peccato! Bisognerà attrezzarsi… 😆

Bella l’idea di usarlo in ingresso a una scheda audio per registrare, con la modellizzazione della cassa via software si supera anche il problema degli effetti di modulazione. L’autore di Accordo https://www.accordo.it/article/viewPub/98190 inoltre fornisce molti consigli utili su come usare il lineout.

Conclusioni

Un Marshall purosangue, ma piccolo, economico e a portata casalinga. In più è bellissimo, è come avere un full stack in miniatura, ma perfettamente funzionante che a volumi da casa non fa rimpiangere troppo un valvolare grosso. In salotto o in studio fa una figura incredibile!!!

Usato si trova un po’ a fatica, è raro e non costa moltissimo, per cui chi ce l’ha secondo me se lo tiene piuttosto di guadagnarci poco. Tuttavia, nonostante stia guadagnando una certa considerazione e il prezzo stia leggermente crescendo di conseguenza, alcune occasioni ancora si trovano, sia su mercatino che su Subito.it o reverb.com.

Il mio l’ho pagato 120 euro, ma chi ce l’aveva lo usava (e lasciava) in un garage sotterraneo e la cassa inferiore aveva tutte le viti arrugginite (chissà l’umidità). Fortunatamente, a parte le quattro dita di sporco (l’ho smontato completamente, pulito e ridipinto le griglie frontali, testata compresa) il tolex era perfetto, e lucidato per bene è venuto uno spettacolo!

Pubblicato su musicanza.it il: 03/05/2020.